lunedì 20 agosto 2012

L'importanza dell'eredità digitale


Password, email e social network: così si prepara l’eredità digitale

di Erika Tomasicchio
Progetti di lavoro dimenticati sul desktop, password e importanti documenti. Che fine fanno i nostri dati contenuti nel pc dopo la morte? Il diritto italiano tace sull’argomento. I suggerimenti del Consiglio nazionale del Notariato per metterli in salvo in tempo

Che succede ai nostri profili Facebook dopo la morte? A chi vanno le password e il denaro depositati sui nostri conti online? Avere una vita in rete significa anche preoccuparsi del futuro. In Italia ad oggi non esiste ancora una legge sull’eredità digitale. Però la questione già si pone, ed è di una certa importanza se si considerano tutti i documenti di lavoro che possono rimanere sepolti nell’hard disk di un pc. O le credenziali per accedere a investimenti gestiti dal web. Ecco alcuni accorgimenti suggeriti dai notai per conservare al sicuro dati e beni. A chi lasciare le password? Negli Usa già da tempo è in voga la tendenza a inserire nel testamento, insieme alle proprie volontà, indicazioni su pin e credenziali d’accesso alle proprie pagine internet. In Italia d’identità digitale e delle sue sorti si parla solo dal 2007, quando è stato pubblicato il primo studio sull’argomento. Secondo il suo autore, Ugo Bechini, componente della commissione informatica del Consiglio nazionale del Notariato, chi voglia mettere al sicuro le proprie password ha due possibilità. Comunicarle a una persona di fiducia è la prima: in questo caso l’erede dovrebbe rinnovarle di tanto in tanto per ragioni di sicurezza. Mai e poi mai invece vanno inserite nel testamento - come accade oltreoceano - mette in guardia il notaio. In base alla legge italiana, infatti, il più veloce tra i congiunti a chiederne la pubblicazione potrà ottenerle senza difficoltà. Non è vietato svelare le proprie credenziali a terzi, ma chi lo fa se ne assume le conseguenze. Un buon modo per consegnarle a chi vogliamo è redigere le proprie volontà digitali per iscritto. Tecnicamente l’atto si chiama ‘mandato post mortem’. La forma è libera, non serve il notaio. Il documento è valido purché l’utente non se ne serva anche per attribuire i propri averi. Nel mandato si può decidere anche di affidare ad una persona le password e a un’altra il diritto di servirsene per svolgere operazioni di vario tipo. A patto che le funzioni dei due eredi siano descritte nel dettaglio. Non disporre nulla, ma autorizzare qualcuno a farsi consegnare le credenziali dal gestore del servizio, è la seconda possibilità. Questa facoltà si può conferire anche tramite testamento a un esecutore. Attenzione però: molti servizi online usati in Italia si basano su server esteri, come ad esempio Yahoo, Gmail o Hotmail. In questi casi non vale il diritto italiano. Il giudice competente spesso è quello statunitense: ma nella maggior parte dei casi è molto complesso fare ricorso agli ordinamenti stranieri. Meglio preferire soluzioni che evitino le cause all’estero che potrebbero rivelarsi lunghe, complesse e infruttuose. Se il defunto non ha disposto nulla, in base alla normativa italiana gli eredi hanno diritto ad accedere ai messaggi di posta elettronica, anche quelli online. Telecom Italia, ad esempio, segue già questa prassi. Per regolarsi, in ogni caso, può essere utile anche attenersi a queste dieci semplici regole, suggerite dal Consiglio nazionale del Notariato: 
  • 1. Non contare sul fatto che la legge provvederà per l’avvenire dei nostri dati digitali: meglio decidere personalmente;
  • 2. Se non tutti i servizi telematici di cui ci si serve (social network, posta elettronica, dischi remoti) si basano su server italiani, è meglio provvedere per tempo. Il recupero dei dati potrebbe costringere i propri cari a costosi processi internazionali;
  • 3. Alcuni servizi online prevedono che in caso di morte tutti i dati vengano distrutti. Non è detto però che ciò accada: alcuni giudici americani hanno ordinato la consegna delle informazioni agli eredi. Se si vogliono distruggere, pertanto, è bene farlo da soli;
  • 4. Redigere il ‘mandato post mortem’, affidando a una persona di fiducia le proprie credenziali d’accesso con istruzioni chiare su cosa fare in caso di decesso: o distruggere i dati in tutto o in parte, o consegnarli a un terzo appositamente indicato. In caso di modifica delle password, ricordarsi di aggiornare le istruzioni;
  • 5. Se nessuno dispone delle password, ci si può rivolgere a servizi specializzati (in genere costosissimi) che possono tentare di violare le protezioni e accedere ai dati;
  • 6. Alcuni siti web promettono, in caso di morte, di recapitare le credenziali alle persone indicate (ad esempio Deathswitch o MyLastEmail). Negli Stati Uniti è capitato che alcuni, come Mywebwill.com, fossero chiusi improvvisamente: se si sceglie di usarli è bene prestare attenzione alla loro affidabilità a lungo termine;
  • 7. Condividere la password con il proprio partner non è quasi mai una buona idea: si rischia di trasformare le credenziali in armi pericolose nelle sue mani in caso di separazioni e litigi;
  • 8. Occhio ai conti correnti online: affidarne la password a qualcuno non significa lasciargli il diritto di accedere al denaro che vi è contenuto. Un deposito online è l’estensione virtuale di un conto reale. Gli eredi possono reclamarne normalmente la successione;
  • 9. Attenzione anche ai dati di cui dispone il defunto, ma che appartengono a terzi, come datori di lavoro o committenti: come il parere di un avvocato appartiene al suo cliente, ad esempio. Di regola vanno loro restituiti;
  • 10. In caso di dubbio, affidarsi al proprio notaio di fiducia.



Fonte: kataweb - http://canali.kataweb.it/kataweb-consumi/2012/08/17/password-email-e-social-network-cosi-si-prepara-leredita-digitale/?h=0

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